Ma è stato l'infortunio che ha subito Kobe Bryant che mi ha colpito particolarmente, soprattutto perché implica considerazioni non legate strettamente al campo.
Kobe è uno dei più grandi di sempre non sono certo io a doverlo dire, ma si è sempre portato dietro un che di controverso. Sono tanti ad amarlo ma altrettanti a detestarlo. Contro di lui si possono dire tante cose che sia egoista, non passa la palla, non eleva il gioco dei compagni, è difficile stargli accanto. Tutte cose più o meno vere. Bisogna riconoscergli però una durezza mentale che non ha eguali, meglio di lui in questo solo Jordan.
Ho sempre ammirato Kobe perchè nel corso degli anni nonostante fosse già arrivato al top non si è mai accontentato, la sua etica del lavoro lo ha spinto a migliorarsi affinando la sua tecnica individuale.
Molti dicono con cognizione di causa che la rottura completa del tendine d'Achille a 35 anni vuol dire solo una cosa: carriera finita. Non si puo tornare ad alti livelli in un campionato che richiede uno stress fisico sovrumano come l'NBA, a quell'età è gia difficile restarci da sano.
Se stessimo parlando di un giocatore normale io sarei nella cerchia dei dubbiosi , ma Kobe Bryant è un giocatore speciale.
Leggendo le sue dichiarazioni si capisce che vuole cogliere quest'ennesima sfida per sconfiggere chi dubita di lui, è un competitore nato. Forse non riuscirà a tornare ad avere una continuità di prestazioni e soprattuto di minuti giocati come aveva quest'anno, ma scommetto in qualche picco altissimo, qualche prestazione a cui ci ha abituato.
Kobe soprattutto dimostra un amore incondizionato verso il gioco, una cosa che contraddistingue tutti in più grandi campioni. Non importa quanto gudagni o hai già guadagnato, non importa la fama il successo, la vera motivazione che ti spinge ad andare avanti e sopportare grandi sacrifici è la passione per la pallacanestro.
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